DOCCIA FREDDA: SAN NILO SEMPRE PIÙ SPALLE AL MURO

 

San Nilo Grottaferrata - Pescara 73-82

Parziali: 13-29 / 22-12 / 20-20 / 18-21

San Nilo: Chiminello 2, Permon 4, Villamaina n.e., Ridolfi 26, Reali 7, Spinosa 5, Oliva 23, Sabatini n.e., Corvo, Brenda 6, Proietti n.e., De Nicola n.e.; Coach: Busti

Pescara: Matera 14, Stefanov 14, Ielmini 6, Ranitovic 14, Jokanovic 2, Del Prete 14, Pichierri n.e., Capitanelli 9, Kamate 6, Cicchetti 3; Coach: Di Tommaso

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Uovo di Pasqua senza sorprese per il San Nilo Grottaferrata, che contro Pescara incassa la terza sconfitta di questa poule playout (prima in casa) vedendo ormai ridotte al lumicino le speranze di permanenza in Serie B. Una sconfitta e una prestazione come tante altre per i cryptensi, che come già accaduto diverse volte nell’arco della stagione sono partiti malissimo (anche sotto di 17), abbozzando poi una rimonta stroncata da un finale caratterizzato da poche gambe, poca testa e pochissimo fiato. Un copione visto diverse volte, al netto di sviluppi un filo differenti. Tornando all’inizio della stagione, ad esempio, contro Carver e Perugia (sempre in casa) le partite andarono esattamente così, un leit motiv ripetuto poi nel girone di ritorno anche contro Viterbo e L’Aquila. Un vizio pagato a carissimo prezzo, che oltre ad aprire scenari tristissimi deve spingere tutti ad una riflessione profonda su quello che poteva essere e non è stato, su quello che si sarebbe potuto/dovuto fare e invece non si è fatto. Relativamente alla sfida con Pescara inutile fare processi: tutti colpevoli e tutti innocenti tra le fila dei cryptensi, che col senno di poi, come anticipato in precedenza, hanno giocato una partita come tante altre, fotografia più o meno calzante di quella che è stata la nostra stagione.
Gli uomini di Busti, infatti, sono partiti malissimo, pagando la stanchezza per gli impegni ravvicinati e per una condizione fisica lontanissima dal 100%, problematica affatto casuale che ha inciso eccome, soprattutto arrivando a questo punto della stagione. Dopo aver toccato il fondo, però, il San Nilo è stato bravo a rialzarsi, regalando al pubblico del PalaCoscia la sensazione - quanto mai effimera - di poter vincere ancora, mettendo un altro mattoncino sulla propria salvezza. Tuttavia, quando le energie sono finite e l’onda lunga della reazione emotiva si è sgonfiata, sono emersi tutti i nostri limiti, alcuni dei quali amplificati dalle difficoltà di una stagione lunga e logorante. Non a caso, come anticipato in precedenza, quello nel corso del primo quarto è stato un dominio pressoché totale quello da parte di Pescara, che sfruttando la carestia offensiva dei cryptensi (2 punti nei primi 6’ minuti) ha allungato subito sul +13, trovando in Ranitovic e Matera gli uomini chiave per il break. Busti nel frattempo le prova un po’ tutte per invertire il trend, ma ad eccezione di una tripla di Spinosa e dell’energia di Ridolfi in uscita dalla panchina c’è davvero poco da salvare per il San Nilo, che oltre a soffrire enormemente Kamate a rimbalzo vede Pescara segnare da ogni posizione, anche prima del centrocampo, con Ielmini a realizzare una clamorosa tripla per il 13-29 della prima sirena.


Copione più o meno analogo alla ripresa delle operazioni: eccezion fatta per uno scatenato Ridolfi (26 con 10 falli subiti) continua a produrre troppo poco l’attacco dei cryptensi, che pagano a carissimo prezzo le attenzioni della difesa abruzzese su un Permon non al meglio. Gli ospiti, invece, nonostante qualche persa di troppo continuano a dominare, anche perché anche dalla panchina Di Tommaso pesca bene, con il +17 (17-34) sancito da una tripla di Cicchetti. Con il passare dei minuti, però, come inevitabile calano anche le percentuali degli ospiti, con il San Nilo che prova timidamente a riavvicinarsi. Oltre a Ridolfi (secondo quarto da 10 punti e +10 di plus/minus) si accende anche Oliva, di fatto e nei fatti uno degli ultimi a mollare, protagonista del mini parziale che vale il -12 (26-38) cryptense a 4’ minuti scarsi dalla pausa lunga. Tuttavia sembra ancora essere nelle mani di Pescara il pallino del gioco, almeno fino a quando i falli non costringono Di Tommaso a rivoluzionare il quintetto. Ranitovic e Kamate, infatti, arrivano troppo presto al 3º fallo personale, regalando al San Nilo una bella sferzata d’energia. Ancora una volta è Ridolfi a suonare la carica, con Permon (unica tripla di una serata complicata) e Oliva a chiudere in poco più di un minuto il 7-0 di parziale che vale un inatteso -6 (35-41) alla pausa di metà gara.


Al rientro, come prevedibile, il San Nilo inizia a crederci per davvero, e con l’entusiasmo contagioso del PalaCoscia completa in meno di 5’ minuti una rimonta davvero splendida. Pescara, in effetti, oltre ad una flessione delle percentuali deve fare i conti con una montagna di palle perse (31 alla fine) e con quintetti sempre più sperimentali, anche perché i problemi di falli toccano poi anche Capitanelli e Matera. Sul fronte opposto, invece, continua ad essere praticamente immarcabile Ridolfi, anche se per concretizzare la rimonta bisogna ancora aspettare qualche secondo, vista la tripla di Matera che gela il PalaCoscia (38-44). Un jumper di Spinosa, però, apre il 9-0 di parziale che sembra cambiare la partita una volta per tutte, un break tanto pesante quanto inatteso impreziosito dai 5 punti in fila di Oliva e dal layup di Ridolfi, con Di Tommaso praticamente costretto alla sospensione (47-44). Al rientro padroni di casa che avrebbero l’opportunità di andare alla giugulare della partita, ma uno 0/2 di Ridolfi e un intercetto solo sfiorato di FR8 regalano a Pescara l’episodio che gira nuovamente l’inerzia. Due punti abbastanza casuali di Capitanelli, in effetti, donano serenità agli abruzzesi, che dopo aver temuto il peggio ritrovano anche la testa del match, con lo stesso Capitanelli a siglare la tripla del 47-50. A metterci una pezza, neanche a dirlo, ci pensa Ridolfi, ma gli errori ai liberi sono ormai una costante per i cryptensi (16/27 alla fine), che proprio in lunetta - col senno di poi - concedono troppo, trovando qui uno dei motivi di questa sconfitta. I punti lasciati per strada, in effetti, iniziano a pesare, mentre Stefanov gioca un finale di terza frazione ai limiti della perfezione, spingendo Pescara nuovamente vicina alla doppia cifra di vantaggio (52-61). Al di là dei liberi di Ridolfi per il -6 (55-61) è qui che purtroppo si decide la partita.

Negli ultimi 10’ minuti, infatti, il San Nilo appare svuotato, prima mentalmente e poi fisicamente, con Pescara che alla fine dei conti può controllare abbastanza agevolmente, al netto di rotazioni sempre più corte (oltre ai problemi di falli di Ranitovic, Kamate e Matera da registrare l’infortunio a Cicchetti). I numeri a questo proposito sono impietosi: ultima frazione con appena il 33% dal campo per i cryptensi, che l’ultimo sussulto d’orgoglio lo registrano a 6’ minuti dalla fine, trovando con Reali la tripla del -5 (60-65). Un’iniezione di fiducia ed entusiasmo spenta da Del Prete, al di là dei numeri il giocatore chiave nel successo di Pescara. Sulle difficoltà di Permon (torturato dalla tendinite nelle ultime settimane) c’è di sicuro il suo zampino, mentre sul 3-12 di parziale che chiude definitivamente i conti il merito è davvero tutto suo, con Pescara spinta ormai ad un passo dal traguardo (63-77). Busti con il timeout prova a mantenere viva qualche chance, ma come anticipato in precedenza, il San Nilo è ormai svuotato di ogni energia, con la sirena finale accolta quasi come una liberazione. Da registrare giusto il 73-82 finale, punteggio che ad onor del vero non rende pieno merito alla superiorità degli abruzzesi.
Di fatto e nei fatti una sconfitta pesantissima per il San Nilo, sempre fermo al penultimo posto e distante ormai 4 punti dalla salvezza. Una situazione quasi disperata, figlia di una stagione nata male e destinata a diventare un cumulo di rimpianti e rabbia. Ovviamente, seppur piccola, una speranza è rimasta, ma è chiaro come ormai non dipenda più solo dai nostri ragazzi. L’unica cosa certa è l’en plein cui sono chiamati Brenda e compagni, che il prossimo 07 Aprile ad Ancona saranno di fronte davvero all’ultima spiaggia. Da dire c’è poco, da pensare (da qui all’estate) moltissimo.

 

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